NOTIZIE DAL FRONTE

 

 
 
 
 
 

      Quali saranno in questo 2001 le armi in possesso delle industrie dell'intrattenimento per inibire e reprimere i casi di pirateria informatica? 
     La proprietà intellettuale è diventata la questione che continua ad animare il dibattito sulla net economy e dato che quest'anno potrebbe dimostrare che la pirateria non è arrestabile e per dimensioni non è più un fenomeno "deviante", in questo inasprimento del conflitto non è da escludere che
sarà proprio il neonato governo Bush a prendere una posizione soprattutto perchè Il costo per le aziende del settore è diventato ormai insostenibile. E tra coloro che subiranno i danni maggiori vanno annoverati senza dubbi la Sony (NYSE: SNE), AOL/Time-Warner (NYSE: AOL) e le altre imprese del settore, che dovranno spendere una enorme quantità di quattrini per difendersi dalla pirateria. Del resto più i costi crescono più gli effetti della pirateria si fanno sentire. 
     Ma l'ecosistema rimane ancora in equilibrio: anche se i giganti dello show business non sembrano intenzionati a svolgere il ruolo di perdenti è anche vero che saranno ancora i consumatori a vincere, visto che potranno continuare a utilizzare copie di prodotti estremamente sofisticati e soprattutto praticamente gratis. E con i consumatori continueranno a gioire ed a crescere le imprese operanti nel campo della sicurezza e dello sviluppo di applicativi. E la battaglia legale contro Napster ha dimostrato che anche dopo aver ricondotto alla ragione il geniale inventore dello "scambio alla pari" (l'ormai famoso peer2peer), decine di altri sistemi si
sono sviluppati (Gnutella docet), rendendo impossibile una soluzione definitiva, ma le vicende legate alla fusione di America OnLine e Time Warner dimostrano che è venuto via via delineandosi un nuovo modello per le aziende dell'intrattenimento in cui l'integrazione tra la produzione e i
servizi di rete è assolutamente essenziale e che grazie a questa
integrazione si ridiscute il rapporto con l'artista. Ma questo non basta a ridimensionare il fenomeno della pirateria, quello che all'inizio  veniva catalogato come un piccolo reato, grazie anche a campagne pubblicitarie atte a mostrare i rischi legali, sta trasformando milioni di persone che nella loro vita non avevano mai pensato di rubare una lametta da barba in un
supermercato in terribili malviventi dediti al contrabbando di note musicali, filmati e software.
    E' questo lo spettro che tutti sembrano pronti a combattere: il fatto che la pirateria si sia trasformata in un fenomeno sociale di massa e che prosperi con il consenso sociale.Steve Heckler, vice president di Sony Pictures Entertainment, intervistato da Redherring.com racconta che è già pronta una 
 grande offensiva: una tecnologia che senza colpire i fruitori 
tende ad isolare i siti tipo Napster alla sorgente, bloccando il
collegamento con i diversi provider interessati (il cavo, il telefono, fino all'ISP) e costruendo vere e proprie barriere intorno ai PC degli utenti.
 Il tono dell' intervista fa trasparire il disagio del colosso giapponese che sembra aver perduto la flemma che aveva contraddistinto anche le più recenti dichiarazioni. Perfino la Recording Industry Association of America (RIAA) non ha potuto citare direttamente Napster, non potendo intervenire
sulla privacy on line degli utenti considerata sacra. Inoltre programmi come Gnutella e Free Net sono stati creati per fare le stesse cose di Napster ma utilizzando sistemi open source ed una decentralizzazione dei server che rende praticamente impossibile limitarli. Inoltre Free Net offre il completo anonimato, non ha un controllo centrale e non c'è alcun modo
per determinare dove siano collocati i file nel sistema. Del resto le case discografiche, secondo fonti della RIAA hanno perso a causa di Napster circa 350 milioni di dollari anche se nella prima metà del duemila le vendite di CD sono cresciute di 508 milioni di dollari rispetto allo stesso periodo del 1999, dimostrando che anche con Napster il mercato tiene e che semmai pesano sui prezzi le anacronistiche promozioni miliardarie ed i costi di imballaggio e  confezionamento.
     La questione dunque rimane aperta. L'introduzione del Secure Digital Music Initiative (SDMI) una tecnologia che impedisce copie non autorizzate di file musicali, diventerà verosimilmente il campo di battaglia dove si giocherà una delle partite più importanti per il futuro della rete. Ma la attivissima Electronic Frontier Foundation (eff.org) impegnata per una
riforma della proprietà intellettuale, ha già lanciato una campagna legale contro l'inziativa considerata lesiva del diritto del consumatore di realizzare liberamente copie di lavori creativi per usi non commerciali. Le compagnie che implementano il SDMI già hanno risposto che questo diritto
non esiste. Ma legale o no SDMI potrebbe comunque fallire. I consumatori non gradiscono queste limitazioni e l'insuccesso del Divx, un formato che limita l'uso del DVD, è di esempio per tutti. Inoltre la criptazione ha un costo molto elevato equivalente spesso a quello del contenuto e quindi è
spesso antieconomica. Senza contare le difficoltà tecnologiche per i consumatori nel maneggiare file criptati. Una cosa è certa però: il modello dello scambio - il peer2peer file - è destinato a modificare radicalmente il sistema di regole della proprietà intellettuale per come lo conosciamo, quindi aspettiamoci molte sorprese a proposito.

 

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