!!!!! AVVISO A TUTTI I  MUSICISTI !!!!!








Oggetto: Ricorso al Parlamento Europeo nei confronti del Governo Italiano per violazioni alle norme relative alla promozione delle attivita' culturali,al diritto al lavoro ed alla liberta' di espressione riguardanti il settore della musica.
 
 

Analizzando l'operato dei vari governi degli ultimi anni si puo' facilmente dedurre come questo settore sia stato
dimenticato e lasciato in balia di leggi obsolete e di difficile interpretazione che di fatto impediscono il sereno e dignitoso
svolgimento di questa attivita'.
Adesso che l'Italia fa parte dell'Unione Europea ci si aspetterebbe una politica in armonia con le direttive dell'Unione e
invece notiamo che il nostro Governo ed in particolare il Ministero del Lavoro e delle Finanze continuano a praticare una
politica fiscale che va contro l'occupazione e che danneggia chi vuole lavorare.
In data 10 Ottobre 2000 e’ stata firmata in presenza del Ministro del Lavoro Cesare Salvi una convenzione fra SIAE ed
ENPALS nella quale si da mandato agli agenti SIAE di verificare il rispetto delle normative previdenziali ENPALS
compreso il famigerato "certificato do agibilita’ da sempre al centro di numerose polemiche.
Considerato il fatto che vi sono numerosi musicisti che non esercitano l'attivita' in modo abituale o che la esercitano con
organici vari,diventa impossibile per questi avere l'agibilita' alle condizioni di legge attuali.
A questo punto io vorrei fare alcune considerazioni in proposito,innanzitutto contestando la legittimita' del "certificato di
agibilita' " e soprattutto gli adempimenti fiscali e burocratici che ne derivano.
Il decreto legge n.708/1947 prevede che chiunque effettua un intrattenimento musicale pubblico deve essere in possesso
del "certificato di agibilita' "ENPALS.
Per averlo,il musicista deve costituire societa' (srl,snc ecc..) in modo da risultare impresa dello spettacolo e versare i
contributi previdenziali che poi verranno annotati sul libretto ENPALS personale (N.B Il libretto personale non costituisce documento di agibilita' come tanti credono!).
Qualora non sussista il carattere della continuita',l'ENPALS obbliga comunque a richiedere l'agibilita' temporanea anche
per una sola prestazione.
Sarebbe come se un libero professionista che fa una prestazione occasionale debba tutte le volte recarsi all'INPS a
richiedere il nulla osta per lavorare!
Da notare che l'agibilita' non puo' essere concessa al singolo musicista,in questo caso egli dovrebbe essere assunto
direttamente dal datore di lavoro.
Da qualche anno molti musicisti ricorrono anche alla costituzione di cooperative in modo da figurare come attivita'
commerciale e di conseguenza godere di particolari trattamenti fiscali e contributivi,;tuttavia sono sorti dei dubbi da parte dei ministeri competenti relativi in questo caso alla configurazione dell'attivita' del musicista che notoriamente non e' a carattere commerciale.
In sostanza le cooperative verrebbero considerate una soluzione di comodo per pagare meno tasse.
Da questi fatti possiamo notare quanto siano confuse e contraddittorie le norme in questione.
La legge,quindi, prevede che un musicista debba per forza far parte di un organico fisso senza contare la possibilita' di
collaborare con gruppi diversi magari costituiti in occasione di particolari eventi musicali!
Infatti l'ENPALS nacque proprio per tutelare tutti quei lavoratori dello spettacolo che all'epoca (1947) risultavano assunti
da enti e compagnie varie senza prevedere che in futuro sarebbero cambiate molte cose vista l'evoluzione della musica popolare grazie alla quale sono nati tanti piccoli gruppi (rock,jazz,blues e musica popolare ingenerale) o artisti singoli;l'ENPALS dopo tutti questi anni non si e' mai posto il problema di come inquadrare questi soggetti lasciandoli praticamente in balia di una legge del 1947.
A mio avviso esiste in tutta la normativa ENPALS un grave vizio di forma;vale a dire che non e' contemplato il caso in cui
un musicista possa collaborare con diversi gruppi musicali in modo autonomo.
In questo caso,secondo l'ENPALS, egli dovrebbe far parte di più societa' o di una cooperativa per poter versare i
contributi per le sue prestazioni,assurdita'questa che non esiste in nessun paese al mondo!
Tengo a precisare che comunque l'appartenere ad una societa' o ad una cooperativa comporta dei costi di amministrazione
che normalmente non possono essere sostenuti da chi fa poche prestazioni;bisogna tenere conto anche del fatto che l'attivita' del musicista non e' da considerare abituale.
Tali norme valgono anche nel caso in cui dei musicisti si ritrovino in un locale pubblico per esibirsi in una jam session
senza ricevere alcun compenso oppure in modo occasionale tra amici.
L'ENPALS infatti stabilisce che l'agibilita' va richiesta anche nel caso di gratuita' di prestazione d'opera.
Quindi, se per esempio io mi trovo in locale ed ho il mio strumento dentro la macchina,non posso in teoria nemmeno
dilettarmi a suonare qualcosa per i miei amici perche' questo e' paradossalmente contro la legge.
Viene cosi' violato,a mio avviso, il diritto fondamentale alla liberta' di espressione dell'individuo sancito dalla
Costituzione (art.21).
La musica esiste in quanto ha la funzione di comunicare un certo tipo di messaggio all'interlocutore che lo recepisce (come
del resto avviene con la letteratura,la pittura ecc....),come puo' il legislatore negare questa liberta' di espressione?
In tutto il mondo non esistono normative del genere e tanto meno in Europa dove non sussistono tali impedimenti;inoltre i
musicisti sono considerati a tutti gli effetti dei liberi professionisti che versano i contributi in modo autonomo come fanno tutte le altre categorie professionali e possono collaborare con chiunque.
Questo in virtù del fatto che l'attività del musicista non e' a carattere commerciale ma a carattere atipico intermittente,vale a
dire che il musicista puo' esercitare la professione sia in modo autonomo che subordinato (quando egli per esempio viene assunto da enti o compagnie che sono imprese di fatto).
Sarebbe come se per aprire un negozio si fosse obbligati a fare parte di una societa' o di una cooperativa con altri
commercianti!
Il commerciante che lo desidera puo' consociarsi con altri ma comunque non e' obbligato a farlo!

Altro problema spinoso e' rappresentato dal carico fiscale al quale sono soggetti i lavoratori dello spettacolo.
Premesso per ipotesi il fatto che il musicista risulti un soggetto autonomo in condizioni di pagarsi tasse e contributi per
conto proprio,se si ipotizza una
prestazione retribuita 100.000 Lire,le imposte che vi gravano sono in linea di massima cosi' ripartite:

-Contributo ENPALS 32,70%

-Ritenuta d'acconto IRPEF 20%

-Iva 20% (art.1 e 5 del Dpr 633/72)

Vale a dire che su 100.000 lire vengono pagate Lire 72.700 di imposte per un utile netto di Lire 27.300,alle quali vanno aggiunte l'IRAP e tutte le spese di contabilita'.
Per poter sopravvivere un musicista dovrebbe in teoria richiedere compensi ben piu' elevati,ma di fatto questo
significherebbe smettere di suonare nella maggior parte dei locali i quali non potrebbero sostenere costi cosi' alti.
A fare musica saranno solamente quelle associazioni economicamente potenti mentre tutti gli altri soggetti privati saranno
tagliati fuori.
Oggi,se si dovesse applicare la legge,sarebbe impossibile andare a suonare nei locali dove notoriamente le paghe sono
modeste poiche' vi e' un bilancio gia'gravato da tasse esose che non permette ai gestori di aumentare le paghe dei gruppi musicali.
Come fanno oggi i musicisti ad essere in regola con leggi del genere che poi di fatto tutelano indirettamente chi lavora in
nero?
Continuando in questo modo,signori governanti, non si favorisce ne' la promozione ne' lo sviluppo della cultura e questo
contrasta apertamente con l'art.9 della Costituzione.
Inoltre viene leso in questo modo il principio del diritto al lavoro sancito dall'art.4.
Fino ad oggi,come da copione ormai consolidato nella politica italiana,si e' tirato a campare tollerando il fenomeno al fine
di non creare ulteriori problemi alla categoria.
Tuttavia la questione e' preoccupante in quanto da adesso sono possibili maggiori controlli da parte della SIAE che tramite
il programma compilato puo'verificare se il gruppo musicale o il musicista siano in possesso del certificato di agibilita' ed elevare di conseguenza le multe per chi non e' in regola.

Il certificato di agibilita' deve essere abolito in quanto il musicista e' un lavoratore atipico di tipo intermittente ed in tal senso,per quanto riguarda i contributi previdenziali,deve poter effettuare i propri versamenti in modo totalmente autonomo!

Per attenersi a questa norma e' sufficiente il possesso del solo libretto ENPALS eliminando cosi' tutto quel marasma
burocratico nel quale il musicista ed il datore di lavoro devono continuamente districarsi.
Alle varie richieste di un fisco piu' giusto per rilanciare la categoria, ovvero incentivare con sconti fiscali chi vuol fare
musica, i vari governi hanno risposto non solo con un nulla di fatto ma aggravando ancora di piu’ le cose.
Cito ad esempio la convenzione fra SIAE -ENPALS del 10/2000 e la convenzione SIAE-INPS del 12/2000 che consente alla SIAE di effettuare controlli anche per conto di tali enti che oggi sono colpevoli di questa situazione.
Tali convenzioni sono a mio avviso illegittime in quanto rivestono i funzionari della SIAE di un potere che gli dovrebbe
essere conferito in base a regolari carriere (come previsto per tutti i funzionari dello Stato) e soprattutto perche’ approvate in modo antidemocratico da un consiglio che ha informato i suoi iscritti ( la maggior parte contrari come risulta da varie interpellanze) a cose avvenute.
Farebbe bene la SIAE a tutelare di piu’ chi fa musica invece di stipulare convenzioni capestro con enti fantasma che vanno
a scapito della diffusione della cultura musicale.
L'abolizione dell'imposta sullo spettacolo del 16% sulla musica dal vivo si e’ dimostrata un provvedimento del tutto
insufficiente che oltretutto in quanto non e’ quel 16% che impedisce a esercenti ed organizzatori di fare musica.
Varie proposte di legge giacciono dal 1996 nei tavoli del Parlamento senza essere state prese in seria considerazione,tutto
questo mentre ci sono persone che hanno studiato per anni con tanto sacrificio che ora si vedono costrette a cessare il proprio lavoro.
A questo punto io faccio appello a tutti i musicisti affinche' portino questa situazione a conoscenza del Parlamento
Europeo con una petizione (sito internet   http://europarl.it/petizione2.htm    per eventuali chiarimenti) da inviare in carta libera al seguente indirizzo:

PRESIDENTE DEL PARLAMENTO EUROPEO                 L-2929 LUSSEMBURGO

al fine di avviare in sede europea eventuali procedimenti contro il Governo Italiano per violazione del
diritto al lavoro,all'attivita' culturale ed alla liberta' di espressione.
Si fa presente che in data 12 Dicembre 2000 la Commissione Petizioni ha dichiarato RICEVIBILE la petizione in tutti i suoi punti e che ha avviato l'iter per la discussione al Parlamento Europeo nonche' la richiesta di acquisizione dei documenti presso i Ministeri italiani competenti.
E' molto importante a questo punto intensificare il numero delle petizioni inviate al fine di rendere  il piu' evidente possibile l'importanza del problema.

Per scaricare il documento della petizione da inviare al Parlamento Europeo cliccate qui.
 
 

Per eventuali chiarimenti potete scrivere all'indirizzo E-mail:      calappa@yahoo.com
 
 
 

Marco Pezzola (Musicista e compositore)
 
 


                                   Un grande della musica: Antonio Carlos Jobim
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

*Estratto della Comunicazione alla Commissione Europea per le Petizioni di documentazione integrativa inviata il 10 Aprile 2001.
 
 

                      Alla cortese attenzione del Presidente della Commissione Petizioni.
 
 

                    Oggetto: comunicazione di integrazione alla petizione rif.n.492 / 2000
 
 

Il Sottoscritto Marco Pezzola,in qualita' di promotore della petizione n. 492/2000 riguardante le normative fiscali e contributive relative all'attivita' musicale in Italia,intende con la presente integrare alla propria petizione la seguente documentazione.
 
 



Le regole inapplicabili dell'E.N.P.A.L.S.

            (Ente Nazionale per l'Assistenza dei Lavoratori dello Spettacolo) sono la principale

                                causa del lavoro sommerso nel settore dello Spettacolo

A due anni dalla fine del secondo conflitto mondiale (nel'47), lo Stato istitui' l'E.N.P.A.L.S. (Istituto Nazionale di
Previdenza e Assistenza dei Lavoratori dello Spettacolo) con il meritorio intento di dare una pensione di vecchiaia agli artisti del settore dello spettacolo, nonche' di fornire loro l'assistenza sanitaria dal momento che, all'epoca, il Servizio Sanitario Nazionale era delegato alle "casse mutue".
Inoltre,affianco' tale ente ad un ufficio di controllo del lavoro, creato appositamente e denominato: Ufficio Speciale di Collocamento dei Lavoratori dello Spettacolo.
Da quel momento, lo Stato si assunse la prerogativa esclusiva del "collocamento" dei lavoratori dello Spettacolo, inibendo, di fatto, la possibilita' che l'artista singolo potesse "agire" fiscalmente in maniera autonoma in quanto chi lo ingaggiava doveva (e deve a tutt'oggi) versargli in ogni caso i "contributi previdenziali".
Ne consegue che il lavoratore dello spettacolo non puo' pagarsi i "contributi" da solo!
E inoltre che, con questa regola,di fatto, lo Stato sancisce che l'artista e' un lavoratore subordinato!
Il meccanismo per il versamento dei contributi e' stato abbastanza articolato, fin dall'inizio e, come si evincera' con
facilità, esso fu ideato su misura per le compagnie teatrali o di rivista che avevano una attivita' a carattere stagionale.

1. L'impresario della compagnia teatrale (allora detto "capocomico") era tenuto a verificare che gli artisti appena scritturati,
fossero iscritti all'ufficio speciale di collocamento con sede in Roma. Se l'artista risultava non iscritto, era suo dovere richiederne l'iscrizione e a farsi rilasciare il "nulla osta".
(*) a rigor di cronaca, da poco non si e' piu' tenuti a passare per l'ufficio di collocamento.

2. Con i vari "nulla osta" e la documentazione della esistenza della compagnia come "ditta" (certificazione della camera di
commercio, etc) egli doveva recarsi all'ENPALS (con sede esclusivamente in Roma, e pochi altri grossi centri) ove inoltrava domanda per il rilascio del fatidico "permesso di agibilita'", cioe' un documento con l'elenco di tutte le persone scritturate, la paga e il periodo (stagione) di lavoro,impegnandosi a pagare i contributi con cadenza mensile.

3. Per il rilascio del permesso di agibilita' l'impresario doveva versare una cauzione consistente all'importo circa di una
decina di contributi per singolo elemento. E vale la pena soffermarsi sul perche' di questa cauzione (che continua ad esserci tutt'oggi).
Si ricordera' che le compagnie di spettacolo non sempre navigavano nell'oro, anzi era frequente nel passato (specie per le
compagnie di rivista) che,per difficolta' economiche, si sciogliessero prima del termine della stagione. Ebbene, probabilmente, l'ENPALS, con la cauzione, intendeva tutelarsi circa il possibile verificarsi dell'insolvenza al momento del "saldo".

4. In seguito le medesime regole sono state estese a tutte le altre forme di spettacolo: night clubs, orchestre organizzate
come imprese, etc., compresi gli spettacoli occasionali.
Per i primi vent'anni circa, questo iter e' stato abbastanza facile da seguire e le condizioni per ottenere la pensione erano,
per la verita', molto convenienti per la categoria.
Ma la situazione e' andata via via complicandosi negli anni '70, con l'affermarsi di diverse tipologie di spettacolo, ben
lungi dal poter essere ricondotte alla "compagnia teatrale": orchestrine instabili e quindi impossibilitate a costituirsi come
societa', il mondo del jazz e del rock, i piano-bar, i locali che cambiano l'artista ad ogni spettacolo, gli esercenti di attivita' alberghiere che solo occasionalmente ingaggiano artisti, etc.
A complicare ulteriormente le cose si ricorderanno i vari riordini legislativi e sociali dell'epoca, tra cui l'istituzione
dell'IVA (e relativi registri) e quella del Servizio Sanitario Nazionale per il cui finanziamento la riscossione dei contributi fu affidata direttamente all'INPS.
Quindi, a seguire nel tempo, e' stato tutto un susseguirsi di forzature e aggiustamenti, generalmente carenti dalla giusta competenza, con le quali si è reso il percorso burocratico sempre piu' tortuoso e ininseguibile.
Praticamente, a tutt’oggi, le regole sono ancora quelle sopra descritte e non c’e' stato alcun provvedimento atto allo snellimento di questo iter iperburocratico, tranne l’eliminazione dell’obbligo relativo all’ufficio speciale di collocamento.

A detta di esperti, oggi le regole impositive dell’ENPALS sono in palese contraddizione con gli art.li 1 e 4 della Costituzione Italiana determinando impedimento al lavoro "sine ratio"!

Infatti, in innumerevoli casi e' tecnicamente impossibile mettere in regola i musicisti e lo dimostro con un esempio tipo: il titolare di una gelateria che, nel periodo estivo, intende far ruotare alcuni pianisti-bar nel proprio locale (come va fortemente di moda in questi ultimi tempi), deve seguire tutto l'iter descritto prima (ENPALS, INPS, INAIL) compresa la "cauzione". Egli e' assurdamente parificato ad un impresario teatrale, con in piu' l'aggravante che dovrebbe ogni giorno aggiornare il permesso di agibilita' (a Roma) assumendo e licenziando i vari pianisti-intrattenitori!
Il problema e' ormai trentennale e i dirigenti, i presidenti, i commissari che si sono avvicendati alla guida dell'ENPALS ne
sono stati e ne sono perfettamente al corrente al punto che una loro indagine ha rivelato che la conseguente evasione riguarda circa 150.000 persone, cioe' una cifra di gran lunga superiore agli stessi lavoratori in regola.
Tuttavia essi si dichiarano in perfetta buona fede poiche' agiscono a termini di legge e indicano come responsabile il parlamento.
Il massimo dello sforzo che abbiano fatto per risolvere il problema e' consistito nello scrivere
lettere al ministero del Lavoro e della Previdenza.
Mai nessun dirigente si e' sognato di minacciare le dimissioni, cosa piu' che razionale considerando il fatto
che, come detto avanti, il problema interessa la maggioranza degli artisti e quindi l'operato dell'ente, sotto un certo
profilo, potrebbe addirittura essere considerato delegittimato.
I parlamentari a loro volta ritengono di non essere sufficientemente informati e, nei pochi incontri che si e' riusciti a
organizzare, si sono defilati dietro l'assunto che si tratti di materia assolutamente non comune e che le Camere sono oberate da altri problemi con maggiore priorita'.
I sindacati confederali, che pur avrebbero i mezzi per informare e condurre una seria battaglia in merito, continuano ad
occuparsi solo ed esclusivamente dei lavoratori di grosse imprese spettacolo, della Rai e degli Enti teatrali e musicali pubblici o assistiti,cioe' di quegli artisti che non sono assolutamente interessati dal problema.
Probabilmente non hanno mai fatto neanche lo sforzo di verificare qual’e' la vera situazione sul territorio, come se il fenomeno del lavoro nero non esistesse.
Eppure, ripeto, si tratta di un problema che interessa la maggioranza degli addetti.
Restano le piccole associazioni tra artisti che, pur benemerite, non hanno ne' fondi, ne' mezzi sufficienti per avere voce in capitolo e cio' e' stato nettamente evidenziato nella passata legislatura dove una proposta di legge in merito, quantomeno
migliorativa, e' stata totalmente disattesa.
Ad avviso dello scrivente, siamo di fronte ad un gravissimo caso di mancanza di buona volonta' e di inefficienza da parte
di tutti coloro che potrebbero fare e non fanno.
E dire che si tratterebbe di un riordino che, per lo Stato, non comporterebbe alcuna spesa, ma solo introiti!

A fronte di tale situazione a dir poco scandalosa, i musicisti stanno ricorrendo alla unica soluzione possibile: l’aggregazione in forme societarie di tipo cooperativistico con lo scopo di potersi autoversare i contributi e svincolare i gestori da assurde incombenze.
Ma, a questo punto, e' assolutamentre necessario che le istituzioni e gli organismi di controllo si rendano conto che le cooperative in tal senso costituiscono un estremo atto di buona volonta' da parte dei musicisti per salvare il salvabile.
 
 

                              La preoccupante novita' dell’immediato futuro (estate 2001).
 
 

Con accordo del 10 Ottobre 2000, ratificato in legge nell’ultima finanziaria l’ENPALS ha affidato alla SIAE (Societa' Italiana Autori ed Editori) l’incarico ispettivo in merito all’evasione di cui sopra.
Essendo quest’ultima presente in modo capillare su tutto il territorio ed disponendo gia' di ispettori idonei ad agire nel campo dello spettacolo e di notte, e' lecito presumere che sara' gioco da ragazzi portare avanti l’operazione.
Tuttavia al momento non risulta che ai vertici dei due enti si siano resi conto che tale iniziativa avrebbe dovuto essere preceduta necessariamente da almeno qualche riforma semplificativa (es.
l’eliminazione del permesso di agibilita' e dell’anacronistica "cauzione.).
E' lecito presumere che questa operazione avra' un seguito a dir poco caotico: si pensi a 150.000 persone che in breve tempo e per forza di cose dovranno inventarsi cooperative o altre coperture funanboliche per liberare i gestori dalle incombenze burocratiche anzi descritte!
Nel frattempo in data 30 giugno 2001 si e' svolta una conferenza presso il DISMA MUSIC SHOW di Rimini alla quale hanno partecipato i vertici della SIAE e dell'ENPALS che era rappresentato per l'occasione dal neoeletto Presidente Dott.Mori il quale ha dato ampie rassicurazioni e ha promesso di risolvere le varie lacune che egli stesso ha riscontrato.
Tuttavia,nell'attesa di nuovi eventi che verranno chissa' quando,la nostra lotta deve continuare comunque.
 
 






QUESTA E' LA FINE CHE FAREMO SE CONTINUEREMO A STARE ZITTI E SUBIRE
COME ABBIAMO SEMPRE FATTO FINO AD OGGI!!!!
 
 
 


 
 
 

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