Vorrei soffermarmi in questo breve intervento sulla origine e sulla natura
del pirataggio di software e sull'hackeraggio in generale, con specifico riferimento
al nostro Paese.
E' vero, infatti, che queste problematiche assumono nelle discussioni che
le hanno ad oggetto un carattere di principi generali, ma è anche vero
che le particolarità insite nell'economia e negli aspetti giuridici
di ogni singolo Paese spesso trovano più di un motivo di diversità.
In altre parole: l'hackeraggio e il pirataggio di software sono un problema
diffuso in tutto il mondo e, alla base, hanno le medesime origini, ma la peculiare
situazione italiana fa sì che da noi i fenomeni acquistino un'altra
valenza. Vediamo perchè.
Il motivo, in pratica, è uno soltanto: il software in Italia ha un
prezzo mostruoso e sproporzionato rispetto agli altri Paesi.
E tale sproporzione sussiste non solo in relazione agli Stati Uniti (cosa
che tutto sommato sarebbe anche comprensibile, visto che per gli USA i software
più venduti sono prodotto interno), ma anche in relazione ai Paesi
Europei dove la motivazione or ora addotta non ha il minimo appiglio.
E allora? Allora succede che quando un utente deve acquistare, poniamo, un
word processor come Word per Windows (che ormai in Italia costituisce lo standard
per il DTP fatto in casa) ci pensa due o più volte e poi non ne fa
di niente se, trovando l'occasione per copiarlo, può procurarsene una
copia illegale. Ma c'è di più: questo discorso vale a maggior
ragione per un utente singolo piuttosto che per un'azienda o un ente pubblico,
dal momento che le facilitazioni di acquisto sono previste solo per quest'ultime;
il che è ridicolo perchè produce la conseguenza assurda che
un poveraccio che deve stendere la tesi di laurea
(operazione ormai impossibile senza l'utilizzo del computer) deve mettere
in conto 700.000 lire di acquisto word processor, mentre un'azienda o l'università
medesima (che - com'è ovvio - hanno molte più possibilità
finanziarie del singolo individuo) godono sullo stesso prodotto di circa 300.000
di sconto. Il che comunque non toglie che, anche con questo sconto, il prezzo
sia molto più alto che altrove. Nota bene che tutte queste proposizioni
sinora accennate valgono per molti altri prodotti, anche se al momento a noi
interessano solo questi ultimi.
D'alra parte anche i CD (audio o ROM) soffrono del medesimo vizio e questo
èdimostrato, per esempio, dal fatto che quando vengono offerti sulle
riviste costano molto meno, anche se è difficile immaginare i produttori
di riviste musicali o informatiche trasformati in buoni samaritani, lasciando
tutta l'ingordigia e la ferocia commerciale alle etichette musicali e alle
software houses. La verità è, quindi, che il tutto si rivela
come un altro squallido e antisociale trucco dello Stato e dei suoi accoliti
per guadagnare mostruosamente su quelli che probabilmente considera essere
dei vizi - e non delle effettive necessità quali sono - degli Italiani
l'ascolto musicale e l'utilizzo del computer. E' inutile sostenere che il
problema è costituito solo dai distributori, perchè non è
vero. Pagando questi ultimi delle tasse di importazione pazzesche non possono
fare altro che imporre prezzi infami e, per quanto riguarda i così
detti "pacchetti education" sono previsti da una legge dello Stato.
E questa singolare e deprecabile maniera di condursi appare essere una prerogativa
dello Stato italiano, dal momento che il medesimo word processor in Inghilterra
o in Germania (con tutto che abbiamo un cambio a dir poco sfavorevole) lo
andremmo a pagare cifre assai inferiori (la differenza di solito sta nell'ordine
di 200.000 o 300.000 lire e scusate se è poco).
Tirando le fila del discorso: cari cyberpunks, se è vero che questa
faccenda del copyright e del diritto alla proprietà intellettuale è
importante e va affrontata con serietà (così come viene fatto
da molti amici, il Direttore di questa rivista per primo),
altrettanto bisogna fare attenzione a centrare bene anche gli altri obbiettivi
dei sacrosanti attacchi dei cyberpunks, perchè - come ho cercato di
dimostrare - non è solo un problema di proprietà intellettuale
che ci impedisce di usufruire più liberamente dei frutti dell'intelletto
umano, ma anche l'indecoroso (ovviamente non solo in questo campo) comportamento
di questo
Stato che approfitta spesso in modo ignobile e finanziariamente disastroso
delle neccessità della gente.
Silvius
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