«Dove eravate? È un bel po' di tempo che vi cercavo.
Ma forse perchè vuol dire che siete di quelli che non si fanno beccare,
che non finiscono nei sondaggi di Pilo». E' partito con una sgommata,
da Parma, il
nuovo tour di Luciano Ligabue. E i segni lasciati sull'asfalto dalla sua esuberante
carovana promettono una corsa senza respiro; quindici concerti, quindici roventi
notti di rock per ribadire l'impeto e la felice vena creativa dell'ultimo
album "Buon compleanno Elvis", giunto in poco più di un mese
oltre la soglia delle 250.000 copie e ancora saldamente ancorato al terzo
posto in classifica.
«Non ho certo scoperto Elvis a questa età - tiene a precisare
il chitarrista di Correggio - ma era giunto il momento di dargli pubblicamente
i suoi meriti. Senza di lui non ci saremmo stati noi, non ci sarebbe stato
questo disco e nemmeno questo spettacolo». E a conferma delle proprie
intenzioni, sul parquet del Palasport parmense, Luciano non ha mancato di
far seguire le parole ai fatti infiammando due ore di rock con tutti i suoi
più grandi successi, sotto la spinta di una nuovissima band che vede
Roby Sanchez Pellati alla batteria, "Rigo" Righetti al basso, Mel
Previte alla chitarra e il coriaceo "Capitan fede" Poggipollini
alla chitarra solista. Una formazione molto quadrata, forse senza svettanti
individualità ma con quell'impronta che un gruppo di turnisti, per
quanto prestigioso, probabilmente non avrebbe mai saputo conferirgli.
Rispetto all'esperienza con il "Clan-Destino", esaurita per consunzione
prima ancora che per dissapori personali, visto che il quartetto aveva dato
ormai tutto quanto era nelle sue possibilità, in questo tour Ligabue
gioca la carta della terza chitarra, col manifesto proposito di rendere ancora
più ruvido l'impatto sonoro del proprio repertorio, nonostante in qualche
ballata l'esclusione delle tastiere finisca con l'avvertirsi un tantino.
Bruciante, vario e a tratti irresistibile, lo spettacolo soddisfa tutte le
sue promesse, sorretto anche da un repertorio costruito con abilità,
pesandone le emozioni una ad una. Travolgente l'avvio, a ritmo forsennato
di "Vivo morto o x" e "I ragazzi sono in giro", prima
di convergere su "Seduto in riva al fosso", "Hai un momento
Dio? ", "Lambrusco e pop corn", "Ho messo via", "Viva!
".
I due tralicci con i riflettori abbattuti proprio al centro del palco si infiammano
di bagliori abbacinanti quando il rocker emiliano si immerge tra le nostalgie
degli esordi riunendo in un'unica medley "Bar Mario", "Salviamoci
la pelle", "Figlio di un cane", "Marlon Brando è
sempre lui".
Ad una rarefatta "Non dovete badare al cantante" il compito di aprire
un breve set acustico, impreziosito anche da "Sarà un bel souvenir",
"Lo zoo è sempre qui", "Piccola stella senza cielo",
prima di lasciare nuovamente le chitarre elettriche e di correre lungo i binari
de "La forza della banda",
"Ancora in piedi" e "Sogni di rock'n'roll".
Facendo il verso al Bono dello "Zoo Tv Tour" Ligabue si immerge
tra le suggestioni di "Buon compleanno Elvis" sfoderando una giacca
di lamè con i risvolti di paillettes e un grosso paio di occhiali da
sole: l'iconografia classica della rockstar americana. Ma poi, abbandonato
il completino in
stile Las Vegas, infila un gran finale da brivido grazie a "Certe notti",
"Urlando contro il cielo" e la cover dei Rem "A che ora è
la fine del mondo". È finita, ma il pubblico convenuto a Parma
da tutta l'Emilia non ci sta e invoca a gran voce ancora qualche canzone.
E ovviamente "Liga" non si fa pregare troppo, dando fuoco alle polveri
de "Il cielo è vuoto" e di "Libera nos a malo",
per poi suggellare definitivamente la serata con "Non è tempo
per noi", "Balliamo sul mondo" e una "Leggero" eseguita
con le luci di sala accese prima da solo e quindi assieme ai compagni.
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