Negli ultimi anni molti nuovi gruppi si sono affacciati sul
grande palcoscenico della musica italiana, ma pochi lo hanno fatto con la
personalità e l'originalità degli INTERNO 17. Semplicemente
tre amici di venti anni o poco più che, nella Firenze degli anni '90,
sono riusciti a trovare la giusta ispirazione per inserire i loro spesso malinconici
testi su una base rock piena di energia e vitalità.
Nati nel 1989 come piccola band di cantina (il nome deriva proprio dallo scantinato
di Massi utilizzato per i primi anni), con tutti i problemi del caso (ma non
esistono vicini di casa contenti di avere come ospiti nel palazzo dei musicisti?),
solo due anni dopo assumono la conformazione e la denominazione definitiva
cominciando registrare i primi demo tapes ed a partecipare alle manifestazioni
per esordienti. Nel 1993 ottengono, in cambio dei turni serali di gestione
della sala prove, il permesso di lasciare la loro strumentazione presso la
Neuromusic di Firenze, e la cosa si rivelerà ottima sotto tutti i punti
di vista: oltre ad avere una sede stabile e sicura in cui suonare, infatti,
si apre loro la possibilità di acquisire esperienza ed abilità
nella cura e nella registrazione dei suoni. I risultati arrivano nel giro
di 6 mesi, quando un loro concerto allo "055" di Firenze determina
l'incontro con la "persona giusta" e l'inizio dell'avventura.
Cominciano la loro vera carriera facendo da supporters a band affermate (Negrita
in primis) e la loro proposta piace così tanto da aprire le strade
per il "Rock No War", manifestazione live che raduna i gruppi più
importanti d'Italia, e per la registrazione del primo disco che esce a Novembre
1995. "Hello" è un EP, formula ampiamente usata della loro
casa discografica (la IRA di Firenze) per facilitare il debutto degli artisti
e valutarne il potenziale commerciale, contenente sei brani stupendamente
arrangiati in cui un suono diretto ma accattivante ti rapisce sin dal primo
ascolto. Alla abilità come musicisti gli Interno17 aggiungono una notevole
freschezza compositiva, ed il tutto è completato dalla stupenda prestazione
canora di Bubu (cantante-bassista), in grado di assecondare con dolcezza o
grinta le parole in un italiano che finalmente si integra senza forzature
con la musica rock. L'ottimo lavoro di studio viene esaltato nelle loro prove
dal vivo dove la maggiore incisività della batteria di Daniele mostra
l'anima più "dura" del gruppo e la chitarra di Massi sembra
non fermarsi mai con fraseggi sempre intelligenti e mai eccessivi o virtuosamente
fini a se stessi.
In questi giorni stanno registrando all'IRA Soundlab a Firenze il loro secondo
CD, la cui uscita è prevista per la fine dell'estate, con un indirizzo
sonoro meno aggressivo rispetto ai loro esordi (già in "Hello"
si era notato un addolcimento della loro musica) e durante una pausa abbiamo
avuto la possibilità di fare questa piacevole chiacchierata con Massi.
Ho avuto la fortuna di vedervi suonare dal vivo e sono rimasto molto
colpito da molti dei brani che non avevo sentito nel CD. Che fine hanno fatto
quelle canzoni?
Dunque, alcune cose che hai sentito sono tra i nostri primi lavori, mentre
altri brani che ci sono nelle scalette attuali sono una piccola parte di quello
che sarà nel prossimo album.
Perché nonostante una certa abbondanza di materiale avete deciso di
uscire con un EP?
La nostra è stata una scelta ben precisa basata su alcune considerazioni.
Innanzitutto come prezzo un EP si avvicina di più alle possibilità
economiche di tutti; infatti in Italia non si vendono molti dischi, ed è
quindi praticamente impossibile che qualcuno spenda £ 36.000 per un
gruppo mai sentito. In secondo luogo pensavamo fosse più giusto riuscire
a dare un assaggio di quello che si fa. Un EP non è un qualcosa di
inferiore ad un normale CD; la cura è la stessa ed è solo il
numero di pezzi che è inferiore. Siamo solo noi in Italia che non lo
utilizziamo molto come forma per il debutto, infatti in Inghilterra ed in
America lo fanno tutti, all'inizio.
Quali sono le particolarità della vostra musica?
Noi abbiamo sempre pensato di fare una musica molto violenta, ma non "dura".
Contrariamente a quanto accade normalmente, le nostre sonorità sono
caratterizzate dall'uso del basso molto distorto contrapposto alla mia chitarra
principalmente pulita. Inoltre la nostra ricerca musicale è corale,
nel senso che prima di tutto ci riteniamo un gruppo e tutto quello che facciamo
lo
facciamo nell'ottica di vederlo funzionare nell'intero contesto.
In effetti anche dal vivo date una grossa impressione di unità come
band.
Mah, vedi, io credo che non riuscirei mai a fare nient'altro all'infuori di
questo contesto e quindi anche le sonorità sono sì un gusto
personale, ma sempre assoggettate alla logica del gruppo.
Tra il lavoro più raffinato dello studio e quello più
immediato del palco quale preferite?
Suonare dal vivo è la cosa più bella che c'è anche perché
è la più difficile: innanzitutto c'è l'emozione, c'è
da capire cosa fare e quando, ed io credo che ci vorranno molti anni prima
di avere imparato bene a farla. In studio è completamente diverso perché
anche senza voler creare un prodotto finto non ci sono le sbavature, i cali
di tensione, l'aumento della velocità dovuto alla foga del momento
che hai sul palco. E' un lavoro più di ricerca di perfezione e di comunicazione.
Quali sensazioni provate sul palco?
Nonostante i nostri circa 100 concerti (che non sono né pochi né
tanti) ancora non saprei dirti cosa significhi suonare e penso che non basti
una vita per capirlo. E' una cosa stranissima: il prima, il dopo ed il durante
sono emozioni differenziatissime. A volte non ti rendi conto di aver suonato,
a volte te ne rendi conto e subisci la gente, a volte non la subisci ma non
riesci a comunicare, a volte non riesci a sentire la musica per le mille cose
che ti sono successe durante il giorno. E' sempre una scoperta e penso che
uno non si abitui mai a suonare anche perché cambiano sempre le situazioni
e la gente.
Che immagine volete dare di voi?
Un'immagine tutto sommato in cui potersi rivedere. Essere i ragazzi che si
sono fatti un gran culo e che ce l'hanno fatta come ce la potrebbero fare
tanti. Non credo che sia da tutti riuscirci perché ci devi essere molto
portato e le difficoltà da superare sono davvero parecchie. Sicuramente
ci devi credere da vero altrimenti è facile arrendersi.
Voi quale tipo di problemi avete dovuto affrontare principalmente?
Sicuramente quelli economici, la musica è una spesa mostruosa. Noi
non veniamo da famiglie ricche e quindi abbiamo dovuto fare molti sacrifici
per farci una buona strumentazione. Inoltre più aumenta la tua importanza
più ci sono persone cui devi rendere conto; ti puoi permettere sempre
meno errori e devi essere sempre più motivato. Un gruppo che inizia
come noi deve fare un centro ad ogni tiro.
Perché avete scelto "Hello" come singolo rappresentativo
del CD?
Perché è il pezzo per noi più bello! Inoltre è
quello che riteniamo più rappresentativo per la direzione che abbiamo
intrapreso. Vorrei precisare che la scelta su tutte le canzoni non è
stata imposta dall'alto e che il rapporto che abbiamo con la casa discografica
non è ad un solo senso. Piero (ndr: il produttore) ha capito subito
quello che potevamo fare e ci ha sempre assecondato in quella direzione.
Immagino siate soddisfatti del risultato di questa produzione
Si, anche perché credo che siamo riusciti a rendere il nostro disco
comunicativo e non freddo.
Nella copertina ci sono i ringraziamenti ai Negrita
Siamo amici e loro ci hanno aiutato moltissimo all'inizio soprattutto parlando
sempre bene di noi. Sono bravissimi ed anche solo montando insieme la strumentazione
sul palco abbiamo imparato moltissimo.
Anche con voi ha lavorato Mike Tacci
E' un modo di lavorare molto diverso dal nostro. Tecnicamente è validissimo:
ha i suoi standard molto americani che però modifica a seconda dalle
esigenze e riesce a tirare sempre fuori il suono che tu chiedi. Il mixaggio
abbiamo però preferito farlo fare a Fabrizio Simoncioni.
La voce femminile di "144" è originale di un telefono
erotico?
No, non è originale, ma (dice ridendo) non posso neanche dirti di chi
è
Il fatto di essere un gruppo in tutto e per tutto come incide sui vostri
metodi di composizione?
Le nostre canzoni possono nascere principalmente in due modi. O Bubu porta
una linea melodica ed io armonizzo il pezzo che poi arrangiamo tutti insieme,
oppure io porto una ritmica e da li sviluppiamo il resto. Non saprei dirti
cosa trasforma le idee nel pezzo finito, ma sicuramente le cose più
belle sono nate con un paio di prove, salvo poi spendere un paio di mesi per
dargli la forma definitiva.
E per i testi?
Per i testi ci mettiamo molto più tempo perché li rifacciamo
tante volte fino a quando non ci piacciono. Siamo convinti che sia troppo
importante.
Derivano da esperienze vostre?
Si, sono molto personali e li facciamo per far sentire quello che pensiamo
ed allo stesso coinvolgere i sentimenti che possono essere di tutti i ragazzi
della nostra età. Sai, io penso che questa sia una età molto
difficile e che sia importante riuscire a comunicare in questo momento in
cui una persona si forma. Non cerchiamo di dare insegnamenti, ma ci piace
mettere dei dubbi.
La scelta di cantare in italiano asseconda questo vostro desiderio
di comunicatività?
Si, ed inoltre non bisogna più commettere l'errore di considerare le
cose prodotte nella nostra lingua come roba di serie B. Di sicuro è
più difficile fare un testo in italiano per le caratteristiche della
nostra lingua e tra chi è riuscito ad inserire le parole nel pezzo
e non come un qualcosa di accessorio ora mi vengono in mente solo i Litfiba.
Marco 666
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