Dal 10 al 15 Ottobre 1996 c'è stato a Torino il Primo
Salone della Musica. Oltre ad avere ospitato un sacco di espositori, è
stato visitato da oltre 100.000 persone in 5 giorni. Tra i vari invitati come
visitatori c' ero anche io, e cercherò di raccontare cosa ho potuto
vedere e sentire
I padiglioni espositivi erano 3 più l'arena concerti e il salone convegni
con annesso auditorium.
Nel primo padiglione c'erano gli stend delle varie associazioni culturali,
nella maggior parte promotrici di eventi e scuole di musica. Tra queste c'era
anche l'ARCI Nazionale ed ho subito notato che da quelle parti c'era passato
anche il mio amico Massimo Ferri perché c'erano un sacco di manifesti
e depliant della Scuola di Musica Moderna di Arezzo.
Molto interessanti erano gli stend dei liutai, i quali davano dimostrazioni
dirette di come si costruisce gli strumenti seguendo la vecchia tradizione
ormai secolare, del loro ARTE-Mestiere
Il terzo padiglione (...ma il secondo?....ne parleremo dopo....) era dedicato
alle case produttrici di strumenti musicali e impianti Hi-Fi e amplificazione.
Un padiglione molto interessante per un musicista, perché con un po'
di pazienza potevi provare strumenti amplificatori etc potevi vedere i vari
modelli delle ultime novità e dei "pezzi di punta". Devo
ammettere che non essendo un musicista ho sorvolato un pò questo padiglione.
Il secondo padiglione riguardava invece la parte più commerciale della
musica: Case discografiche, radio, televisione, gadget, etc. C'erano gli stend
delle più importanti case discografiche mondiali, ma anche delle piccole
etichette indipendenti, ed era semplicissimo riconoscere la differenza: le
grosse case avevano degli stend grandi, curatissimi dal punto di vista grafico,
avevano diversi punti ascolto dove potevi sentire tutte le più importanti
uscite discografiche di loro produzione ed inoltre un buon archivio di compact
disc in vendita; le piccole etichette, avevano degli stend piccoli, alcune
un punto ascolto ed alcuni titoli del loro catalogo in visione o vendita messi
in esposizione sopra il bancone.
Devo dire che per quanto riguarda la famosa voce: "cavolo! posso comprarmi
dei compact disc e risparmiare un sacco di soldi!" non era vero per niente
(secondo me), perché i C.D. costavano intorno alle £.29.000 e
ciò era effettivamente un buon prezzo rispetto alle 36/37 mila di un
normale negozio, -a parte i prezzi già più bassi che effettua
la Ricordi di Torino- ma se conteggi anche le £.15.000 del biglietto
d'ingresso, per risparmiare qualcosa dovevi comprare almeno 4-5 C.D. Inoltre
devo dire che in questo caso erano direttamente i produttori che vendevano,
perciò per questa occasione potevano fare un prezzo più onesto
(Oppure potevano evitare tale servizio). Certo, con il prezzo del biglietto
si poteva vedere un sacco di cose, ma comunque non erano compresi nel prezzo
anche i grossi concerti, solo i piccoli concertini che facevano le grosse
etichette all'interno del loro stand, tipo la Polygram che aveva chiamato
Lighea, oppure un Ligabue per la Worner Music, e tanti altri.
Questi artisti, comunque, servivano principalmente per attirare gente all'interno
degli stand, per poter poi far notare i vari dichi che questa etichetta commercializzava.
C'è da dire che la cosa funzionava veramente bene, in quanto gli organizzatori
sapevano che il Lingotto sarebbe stato invaso principalmente da un sacco di
fans di "questo" e di "quello" alla ricerca di un autografo
ed infatti vedevi ragazzine che si schiacciavano a vicenda per poter toccare
o solo essere più vicine possibili ad un Massimo di Cataldo, che stava
cercando di fare una performance Live.
Parlando di artisti, mi stavo dimenticando che ho incontrato uno dei miti
di Arezzo: ..... no non era uno dei Negrita, ma Lui: Francesco Moneti con
uno dei componenti dei Modena City Ramblers!. Anche lui invitato dalla sua
etichetta, per promuovere il loro ultimo disco e i gadget legati alla loro
immagine. (Voglio approfittare di queste righe per ricordargli che mi aveva
promesso di portare al "Sing" un poster autografato da tutto il
gruppo..... ma ancora non l'hai fatto).
Come ho già detto nel prezzo del biglietto non erano compresi i concerti
dei grossi nomi, e ciò poteva essere giusto (però allora avrei
abbassato di un 30% il costo dell'ingresso al salone), ma io grazie al mio
PASS sono riuscito a vedere i DIROTTA SU CUBA: Sappiamo tutti che loro sono
bravi, ma devo dire che dal vivo sono bravissimi; suoni perfetti e voce graffiante....veramente
coinvolgenti!
...e dal Salone della Musica, chiudo il mio primo contatto.
Un dibattito molto interessante, si è svolto la domenica mattina alle
ore 11.00 presso la sala Dublino del Salone della Musica. Questo dibattito
era intitolato: "LA MUSICA: chi la compra e chi la vende". Presenti
al dibattito c'erano i più importanti nomi discografici italiani, il
Presidente di Vendomusica (l'associazione che dovrebbe difendere i diritti
dei commercianti con i rapporti con le case discografiche), un rappresentante
della FIMI (l'associazione che difende i diritti delle case discografiche),
giornalisti vari e qualche commerciante.
A primo impatto devo subito reclamare perché un dibattito di questo
tipo è stato svolto in un'aula da una cinquantina di persone massimo,
dove per prendere un posto all'interno dovevi praticamente arrivare un'ora
prima.....infatti oltre una trentina di persone sono rimaste fuori nel corridoio
ad ascoltare il dibattito attraverso un altoparlante che funzionava a sbalzi,
una volta troppo alto, una volta troppo basso.. Si poteva comunque vedere
all'interno tramite una vetrata posta dall'altro lato dell'altoparlante. Se
poi malauguratamente volevi intervenire, potevi solo farlo se ti trovavi all'interno
della sala, e lì comunque non potevi entrare se non usciva almeno un'altra
persona, perché anche se volevi stare all'interno in piedi, questo
non era possibile (come se avremmo deconcentrato qualcuno oppure rovinato
l'arredamento)
Il dibattito comunque è iniziato alle undici in punto e si sono alternati
in cinque sulla discussione dei vari punti, ma mi dovete scusare se non saprò
riportare in questo articolo i loro nomi e la loro carica perché, purtroppo
sono dovuto rimanere fuori della sala in quanto i posti interni erano già
stati tutti occupati.
Credo che il primo a prendere la parola sia stato il rappresentate della FIMI
che ha subito iniziato precisando che il mercato è in forte calo e
ci sono diversi punti da rivedere per cercare di farlo ricrescere. Ci saranno
diversi tipi di promozioni: i soliti festival (Sanremo) ed in più verrà
fatto anche Italian Music Awards il"premio della musica Italiana"
copiato dai vari Awards stranieri, e partirà il calcolo della classifica
dei dischi più venduti dal settembre 1996 fino al settembre 1997. Inoltre
sono ritornati a parlare della commercializzazione del mini-cd cartonato,
come avviene in Francia, cioè produrre molti più singoli, ed
in versione cartonata (perché logicamente gli costano meno i cartonati
che gli inscatolati) e commercializzarli ad un prezzo inferiore.
Per quanto riguarda invece l'argomento CARO-CD, visto che in aula mancavano
dei rappresentanti dello stato, si è potuto addossare principalmente
la colpa alla mitica I.V.A. del 16%, che è si una cosa vera, ma non
è l'unico punto per cui il cd costa caro. C'è stato anche una
riflessione in base alle statistiche di mercato per cui è stato appurato
che la gente preferisce andare ai concerti, al cinema, all'opera, etc, con
un costo pari o superiore al costo di un cd, invece di spendere la stessa
somma per poter acquistare un'opera che poi gli rimarrebbe nel tempo. Dopo
questa riflessione io ed altre persone siamo scoppiati a ridere, perché
tutto questo, è un voler tappar buchi in aria.
Poi ha preso la parola il Presidente di Vendomusica il quale ha parlato dei
problemi di mercato che riscontrano i negozianti. Il mercato dei cd è
diviso in distribuzione in 2 categorie: Grande Distribuzione (sarebbero i
grandi Supermercati e i pochi punti tipo Virgin Megastore di Milano, Ricordi
di Torino) e Piccoli Negozianti. La grande distribuzione al momento dell'uscita
di un nuovo album compra intorno ai 2600 pezzo coprendo una fetta di mercato
pari al 28%, mentre i piccoli negozianti acquistano max 100 pezzi (ognuno),
coprendo però una fetta di mercato pari al 72%. Questo costringe i
piccoli negozianti avere dei cattivi rapporti con le case discografiche, perché
a tutti gli effetti sono loro che fanno il vero mercato in quanto per loro,
lavorare con la musica è 80-100% del loro giro d'affari, mentre per
quanto riguarda la grande distribuzione, il mercato discografico copre soltanto
lo 0,2% del loro fatturato. Si parla di ingiustizia di rapporti in quanto
con un ricarico teorico del 35% la grande distribuzione può vendere
un cd a £.30.000 contro le £.35.000 del piccolo negoziante (anche
£.37-38mila).
Dopo tutti questi bei discorsi che fanno solo vedere quali sino i problemi,
ma non cercano comunque di risolvere niente, c'è stato un intervento
di un giornalista, che gli ha spudoratamente detto di cercare di parlare meno
di passare ai fatti, perché oltre al fatto che c'è una grossa
speculazione, ci sarebbe anche una legge vecchissima, che dovrebbe imporre
alle case discografiche di devolvere dei soldi per fare opere Culturali Musicali,
ma che poi invece loro spendono nella ricerca sempre più affannosa
di nuovi talenti da lanciare(e "sfruttare": mia riflessione).
Un bellissimo intervento c'è stato dal presidente di vendomusica il
quale ha ricordato la presenza di "CDnews" una guida all'acquisto
di musica registrata curata dalla loro redazione, che è finanziata
dalle maggiori case discografiche, e che viene distribuita gratuitamente a
tutti i maggiori punti vendita. Questa persona voleva affermare che però
non tutte le case discografiche hanno aderito continuamente a questa loro
idea, e ciò secondo lui non è stato bello, perché un
periodico di questo livello, andrà così con il tempo scomparendo.
A quel punto c'è stata subito una bella riflessione di un giornalista:
"e che fine farebbero i giornali tipo Mucchio, Rumore e Rocherilla?"......
non vi è stata risposta.
E subito mi sono chiesto:"immagino che se questa rivista è pagata
direttamente dalle case discografiche, sarà così imparziale
nelle sue recensioni?"
Un ultima precisazione c'è stata nei riguardi di quel famoso 10% che
una recente legge ha applicato sui supporti chiamati "vergini" e
che dovrebbe aiutare a diffondere la cultura musicale nelle scuole, non sembra
che sia mai stata applicata.
Siccome poi il dibattito stava prendendo una brutta piega, e il tempo era
quasi finito (si perché all'una loro dovevano andare a mangiare) è
stata data la possibilità ad un paio di negozianti di dire la loro
ai discografici sui problemi che intercorrono fra le due categorie, poi tutti
a casa.
Insomma come si dice: Mazziati e ......
un saluto al prossimo anno.
Marco Del Toro
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