Dedicato a Chet Baker

Mercoledi 24 febbraio. Una fredda serata invernale. L'appuntamento presso il Teatro Garibaldi di Poggibonsi preannunciava un evento speciale. L' “Enrico Rava e Paolo Fresu Quintet”, composto dai due grandi trombettisti italiani affiancati da Roberto Gatto alla batteria, Enzo Pietropaoli al contrabbasso e Stefano Bollani al pianoforte, avrebbe reso omaggio al mitico trombettista americano Chet Baker. Il progetto, nato nel 1998 a dieci anni dalla tragica e piuttosto misteriosa scomparsa del grande musicista, ha ottenuto grande successo lo scorso maggio, ed è stato riproposto quest'anno nell'ambito delle serate Jazz Cocktail, organizzate dal Toscana Music Pool e dall'Associazione Timbre di Poggibonsi. Chet Baker ha rappresentato una pietra miliare per il jazz. Nato a Yale, nell'Oklahoma il 23 dicembre 1929, figlio di un chitarrista e banjoista dilettante, già a 11 anni suona la fisarmonica e canta nel coro della chiesa, mentre il primo contatto con la tromba lo ha all'interno della banda del liceo. Arruolato nell'esercito, viene assegnato alla Army Band presso Berlino ed è proprio qui che entra per la prima volta in contatto con il jazz di Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Stan Kenton e s'innamora di Harry James. A S.Francisco inizia a suonare con Dexter Gordon e Paul Desmond, a 22 anni fa già parte della band di Charlie Parker, con cui inizia la tourée in Canada. Nel 1952 collabora con il sassofonista Gerry Mulligan , fondando un quartetto che diventerà storico e con il quale inciderà innumerevoli dischi. Poco dopo vennero i pezzi che diedero fama internazionale a Chet Baker come Bernie's Tune, Lullaby of the Leaves e soprattutto la bellissima My funny Valentine, che rimarrà una delle canzoni preferite da Chet per tutta la vita. Nel 1953 Gerry Mulligan viene arrestato per possesso di stupefacenti. Chet decise di fondare un gruppo tutto suo trovando un ottimo compagno nel pianista Russ Freeman. Da questo momento Chet inizia a cantare. Nel 1955 si esibisce alla Carnegie Hall di New York accanto ai santoni del cool jazz californiano quali Gerry Mulligan, Stan Getz, ed in seguito parte per la tournée in Europa, dove purtroppo incontrerà anche l'eroina. Dopo anni di successi musicali alternati a duri periodi di grosse difficoltà economiche, trascorre lunghi periodi in Italia, dove stringe amicizia con molti musicisti italiani tra cui Enrico Rava, Roberto Gatto ed Enzo Pietropaoli, che suonano con lui a lungo. Abbiamo parlato con Roberto Gatto, batterista già membro del gruppo “Lingomania”, oggi sicuramente il più famoso batterista italiano. Con Chet Baker ha inciso tre dischi e per lui è stato il maestro che più lo ha arricchito. La collaborazione è iniziata quando Gatto aveva solo 18 anni, e con lui è stato in tour in Italia, Francia e Germania. Era molto legato all'Italia, anche se rimaneva sempre uno spirito nomade. Il concerto di Poggibonsi secondo Gatto, offre sicuramente cinque personalità ben distinte che hanno scelto di inserire non solo brani di Baker, ma anche altri grandi del jazz come Miles Davis, in onore delle centinaia di collaborazioni che il grande trombettista aveva avuto con moltissimi musicisti. Anche lo stesso Gatto ha suonato poi con innumerevoli musicisti tra cui John Scofield, Mike Brecker, Bob Berg, Miroslav Vitous, Gato Barbieri.
A Paolo Fresu, da quindici anni una delle punte di diamante del jazz italiano, docente trai più seguiti dei seminari di jazz estivi organizzati dal Siena Jazz, abbiamo chiesto come vede i giovani musicisti che entrano nel mondo del jazz oggi. Secondo lui le difficoltà maggiori che un giovane incontra sono nella mancanza di buoni maestri, perché il jazz è musica d'istinto, si impara suonandolo con chi ti può arricchire grazie alla propria esperienza. Gli italiani hanno grosse potenzialità, sono molto passionali, generosi, sono forse i più forti nel mondo, ma i fondi mancano. Il mercato discografico è inesistente, la distribuzione difficoltosa e i locali in cui suonare pochissimi. Un sogno che ha voluto condividere con noi è stato un incontro del tutto inaspettato con un sassofonista che ha conosciuto durante il recente viaggio in Guadalupe, con il quale ha suonato in una simbiosi incredibile. Un consiglio per i giovani musicisti è stato di essere testardi, determinati e “capaci di vendersi” Una realtà quale il Siena Jazz è importantissima oggi, ha raggiunto un livello qualitativo molto alto ed è in assoluto la più importante attività didattica jazzistica in Europa.
Stella Soldani


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